Rating ESG: cos’è questo sconosciuto?

Il rating ESG è un sistema di valutazione delle performance di un’impresa basato sui criteri ESG (Environmental, Social, Governance), che definiscono la sostenibilità di un’azienda.


Le trasformazioni sociali, politiche e ambientali che stanno ridisegnando il mondo hanno avuto un impatto anche nei settori imprenditoriale e finanziario, i quali hanno un ruolo imprescindibile nel raggiungimento degli obiettivi sintetizzati dall’Agenda ONU 2030 per la salvaguardia del pianeta e la costruzione di una società più equa, inclusiva e sicura.


La sostenibilità d’impresa è proprio questo. Le aziende sono chiamate a integrare nella propria strategia e nella propria operatività i criteri ESG e per dimostrare i risultati di questo impegno hanno a disposizione due strumenti: il bilancio di sostenibilità, di cui abbiamo parlato in un precedente articolo, e il rating ESG. In questo articolo approfondiamo tutto quello che c’è da sapere sul rating ESG: cos’è, come si misura, perché è utile.



Rating ESG: cos’è e come nasce


In ambito aziendale normalmente si parla di “rating” per indicare la valutazione della solvibilità e della credibilità finanziaria di un’azienda, utilizzata dalle banche come indicazione sul rischio di credito e dagli investitori come indice della sicurezza o meno di un investimento.



Da questo si può dedurre cos’è il rating ESG: è la stessa cosa, ma sul piano della sostenibilità. È un indicatore sintetico del merito ESG, ovvero della sostenibilità dell’azienda nei settori ambientale, sociale e della governance. Questo indicatore si affianca al rating tradizionale per fornire ai mercati e agli investitori una valutazione completa e trasparente dell’azienda, del suo livello di rischio e del suo potenziale rendimento.


La necessità di un indicatore di sostenibilità per le aziende nasce ancora prima dello stesso acronimo ESG: già negli anni Novanta fu fondata la Global Reporting Initiative per sviluppare degli standard di reportistica sulla sostenibilità ambientale delle imprese. Nel 2005, poi, il concetto di sostenibilità si è esteso oltre il piano ambientale, con l’introduzione degli elementi Social e Governance, e i criteri ESG sono diventati il nuovo punto di riferimento per le aziende. Ma è con i primi accordi concreti delle Nazioni Unite della Conferenza sul clima di Parigi nel 2015 che si è fatta strada l’esigenza di incentivare nelle imprese reportistica e certificazioni ESG condivisibili.



Come si misura il rating?


La differenza tra il rating tradizionale e il rating ESG è che i parametri economico-finanziari sono facilmente individuabili e quantificabili, mentre quelli di sostenibilità sono più aleatori, variabili e qualitativi. Per il rating ESG definizione dei criteri ed espressione numerica della valutazione, quindi, sono più complicati.


Tanto più che non esiste un solo metodo standard: esistono diversi standard che selezionano ciascuno diversi criteri di valutazione e angoli di osservazione. Alcuni sono elaborati da soggetti privati, come fondazioni o le stesse agenzie di rating, altri sono istituzionali (per esempio GRI e ESRS), alcuni si concentrano sui parametri specifici del settore economico di appartenenza dell’azienda, altri affiancano parametri specifici a quelli più generici, alcuni prediligono un approccio qualitativo, altri quantitativo ecc.



Per misurare il rating ESG di una società, quindi, servono almeno 3 step di lavoro:


- scelta del metodo da adottare, selezionando quello più adatto al tipo di azienda e alle sue attività, ovvero ai suoi ambiti di impatto prevalenti;

- raccolta dei dati in merito ai parametri selezionati;

- analisi ed elaborazione dei dati.


Per le aziende che vogliono migliorare la propria sostenibilità e ottenere un rating ESG elevato, è utile fare un lavoro preliminare di analisi interna, magari affidandosi a una società di consulenza capace di fornire un supporto professionale sia nella fase di verifica ed eventuale ristrutturazione dei processi, sia nella fase di raccolta dei dati e presentazione della documentazione.



Chi redige il rating ESG?


Esistono agenzie specializzate in ESG rating per le aziende, che spesso sono le stesse a cui ci si rivolge per il rating tradizionale.


Le agenzie raccolgono e analizzano dati sulle aziende che richiedono la valutazione attingendo a fonti sia interne sia esterne all’azienda stessa: archivi e database pubblici e aziendali, bilanci di sostenibilità, agenzie di certificazione, autorità di vigilanza, associazioni di categoria, sindacati ecc. La raccolta di dati può includere anche sopralluoghi in azienda e informazioni raccolte direttamente dal management.

In seguito all’analisi dei dati, le agenzie redigono un report ESG che contiene la misurazione dei singoli parametri e l’indicatore sintetico finale, oltre a un commento degli analisti che si sono occupati della valutazione.


La richiesta di calcolare il rating ESG di un’azienda può arrivare non solo dall’impresa stessa, ma anche da suoi stakeholder: può essere utile e importante, per esempio, assicurarsi che tutta la filiera di fornitori e collaboratori della propria azienda rispetti dei principi di sostenibilità.



Stakeholder capitalism vs shareholder capitalism


L’attuale importanza del rating ESG è una delle manifestazioni di un cambio di paradigma imprenditoriale iniziato alla fine del secolo scorso, quando il concetto di “stakeholder capitalism” ha acquisito vantaggio su quello di “shareholder capitalism”.


Questi due concetti esprimono due approcci diversi alla gestione delle aziende e alla creazione di valore. Lo shareholder capitalism è un modello manageriale che dà priorità agli interessi degli azionisti (shareholder) quindi pone il profitto come obiettivo primario di un’azienda. Le decisioni manageriali, gli investimenti e le politiche gestionali, in questo modello, sono guidate dall’obiettivo di massimizzare il valore per gli azionisti e orientate sul breve termine.


Lo stakeholder capitalism, invece, è un approccio di più ampio respiro e di più lungo termine, che include nelle priorità dell’azienda la creazione di valore per tutti i soggetti coinvolti a vario titolo nelle attività dell’azienda, non solo per azionisti, quindi per tutti gli stakeholder (dipendenti, clienti, fornitori, collaboratori, comunità locali, l’ambiente ecc.). Le decisioni manageriali, gli investimenti e le politiche gestionali, in questo modello, puntano a tutelare e bilanciare gli interessi di tutte le parti in gioco, sempre restando nel perimetro della sostenibilità economica. Integrare i criteri ESG nella strategia aziendale significa proprio questo.



Rating ESG e vantaggi per le imprese


“Un approccio strategico nei confronti del tema della responsabilità sociale delle imprese è sempre più importante per la competitività. Esso può portare benefici in termini di gestione del rischio, riduzione dei costi, accesso al capitale, relazioni con i clienti, gestione delle risorse umane e capacità di innovazione”: sono le parole con cui la Commissione Europea già nel 2011 esortava le imprese a fare propri i criteri ESG.


Coltivare la sostenibilità d’impresa, sapere cos’è il rating ESG e richiederlo per certificare il proprio impegno per l’ambiente e le persone porta numerosi e significativi vantaggi per le imprese. L’elenco della Commissione Europea può essere sintetizzato affermando che le imprese con un buon rating ESG hanno maggiore competitività e solidità e migliori prospettive di lungo termine.


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