Cos’è il bilancio di sostenibilità? Definizione, obblighi e vantaggi per le imprese

La definizione del bilancio di sostenibilità delle imprese risale al Libro verde della Commissione Europea del 2001, dove si descrive questo documento come “l’integrazione volontaria delle preoccupazioni sociali ed ecologiche delle imprese nelle loro operazioni commerciali e nei loro rapporti con le parti interessate”.


Il bilancio di sostenibilità, quindi, è lo strumento di rendicontazione ufficiale utilizzato dalle imprese per valutare e comunicare il loro impatto sociale e ambientale. Mentre il bilancio finanziario illustra gli aspetti economici e contabili di una società, il bilancio di sostenibilità ne analizza e sintetizza i rapporti con l’ambiente e con gli stakeholder interni ed esterni all’organizzazione.


Per “sostenibilità”, infatti, non si intende solo l’impronta ecologica di un’azienda, bensì anche la sua impronta sociale ed etica, che si esprime nella gestione e nell’organizzazione del personale a tutti i livelli, nel rispetto delle diversità e nei rapporti con gli stakeholder. Questi criteri di sostenibilità sono riassunti nell’acronimo ESG: Environmental, Social, Governance.


Per chi è obbligatorio il bilancio di sostenibilità?


Con l’inizio del 2024 il bilancio di sostenibilità è diventato obbligatorio per molte più imprese rispetto al passato: è entrata in vigore la direttiva europea CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive), che ha l’obiettivo di disciplinare la comunicazione delle informazioni di sostenibilità per evitare il green-washing e indirizzare l’impegno delle aziende e il flusso degli investimenti verso un’economia più green e inclusiva, che è anche un’economia più competitiva.


La direttiva, quindi, rende gradualmente obbligatorio il bilancio di sostenibilità per tutte le aziende quotate sui mercati finanziari (a eccezione delle micro-imprese) e per le aziende non quotate con un fatturato superiore ai 40 milioni o un patrimonio netto oltre i 20 milioni, oppure oltre i 250 dipendenti. A queste si aggiungono anche imprese e figlie di succursali con capogruppo extra-UE per le quali la capogruppo abbia generato in UE ricavi netti superiori a € 150 milioni per ciascuno degli ultimi due esercizi consecutivi, almeno un’impresa figlia soddisfi i requisiti dimensionali della direttiva e almeno una succursale abbia generato ricavi netti di 40 milioni di euro nell’esercizio precedente.


In Europa si parla di circa 50.000 imprese, contro le circa 11.000 che fino all’anno scorso erano soggette a tale obbligo. In Italia saranno circa 5.000 le società coinvolte. 


Le diverse categorie di società coinvolte vedranno scattare l’obbligo a scaglioni distribuiti nei prossimi anni:


  • Pubblicazione del bilancio nel 2025 per l’anno fiscale 2024 per le società quotate con oltre 500 dipendenti
  • Pubblicazione nel 2026 per l’anno fiscale 2025 per le grandi società non quotate
  • Pubblicazione nel 2027 per l’anno fiscale del 2026 per le PMI quotate
  • Pubblicazione nel 2029 per l’anno fiscale 2028 per le società extra europee con i requisiti sopra elencati.


La rendicontazione del bilancio di sostenibilità dovrà basarsi su standard uguali per tutti, che vedremo in seguito, ed essere verificata da società di revisione accreditate che ne garantiscano la conformità alla normativa.


A chi si rivolge?


Il significato e l’importanza del bilancio di sostenibilità si colgono bene dalla definizione elaborata dal Ministero dell’Interno in Italia nel 2007, per il quale “è l’esito di un processo con cui l’amministrazione rende conto delle scelte, delle attività, dei risultati e dell’impiego di risorse in un dato periodo, in modo da consentire ai cittadini e ai diversi interlocutori di conoscere e formulare un proprio giudizio su come l’amministrazione interpreta e realizza la sua missione istituzionale e il suo mandato”.


Da questa definizione emerge che il bilancio di sostenibilità si rivolge a tutti gli stakeholder di un’azienda: dipendenti, clienti, fornitori, collaboratori, sponsor, investitori, finanziatori, comunità locali ecc. Tutti questi soggetti hanno interesse a conoscere le performance di sostenibilità dell’azienda per poterne valutare l’attrattività, la competitività e le potenzialità e prendere decisioni consapevoli su come comportarsi nei suoi confronti. Anzi, ne hanno il diritto, secondo la nuova normativa.


Da quali elementi è composto il bilancio di sostenibilità?


Il bilancio di sostenibilità obbligatorio di ogni azienda deve essere verificabile, condivisibile e confrontabile, quindi le aziende devono utilizzare criteri noti e comuni per la rendicontazione. Attualmente esistono diversi standard che le società possono scegliere come guida per il contenuto del proprio bilancio di sostenibilità, anche combinandoli fra loro in base ai temi ritenuti più rilevanti:


  • gli standard GRI (Global Reporting Initiative) elaborati nel 2016 e suddivisi in universali, settoriali e tematici;
  • gli indicatori SASB (Sustainability Accounting Standards Board), pubblicati nel 2022 e specifici per ciascun settore industriale;
  • gli standard ESRS (European Sustainability Reporting Standards), di cui una prima parte pubblicata nel 2023 dallo European Financial Reporting Advisory Group su richiesta della Commissione Europea e basati specificamente sui criteri di sostenibilità dell’Unione Europea.


I primi due sono standard internazionali, gli ultimi sono europei. Tutti gli standard si rifanno ai criteri ESG, che rimangono un punto di riferimento imprescindibile per la rendicontazione di sostenibilità. 


L’entrata in vigore della direttiva CSRD, però, introduce gradualmente l’obbligo di conformazione agli standard ESRS, che scatterà seguendo gli scaglioni già descritti per l’obbligo di rendicontazione. Nel lungo termine, l’obiettivo è quello di uniformare la rendicontazione di sostenibilità di tutte le aziende europee.


Le aziende che non sono ancora soggette all’obbligo ma vogliono comunque realizzare il bilancio di sostenibilità possono decidere liberamente quali standard utilizzare. L’importante è che il documento illustri nel dettaglio le performance aziendali dell’anno in oggetto negli ambiti ESG e le prospettive positive e negative future.


Come si realizza?


Per redigere il bilancio di sostenibilità è necessario innanzitutto scegliere gli standard da utilizzare: per le aziende che non ricadono sotto gli obblighi della nuova direttiva la scelta deve considerare il proprio settore di riferimento, l’area geografica in cui si colloca, le proprie aree di impatto più significative, i concetti più importanti da esprimere. Incrociando questi fattori, una società può stabilire quali standard sono più adatti a descrivere il suo impatto e il suo impegno ESG sia negli elementi più universali, sia in quelli specifici della singola azienda. Anche i soggetti già vincolati agli standard ESRS, comunque, devono fare una selezione dei criteri più utili al loro interno: non è obbligatorio usarli tutti.


Una volta scelto lo standard, è il momento della raccolta dei dati che rispondono ai criteri selezionati. La raccolta dei dati è una fase delicata e cruciale: è necessario che l’azienda abbia strutture, processi, risorse interni già ottimizzati dal punto di vista del monitoraggio qualitativo e quantitativo, affinché i dati richiesti siano a disposizione, siano facilmente reperibili e possano essere comunicati agevolmente. I dati raccolti vanno poi analizzati, incrociati ed elaborati per dare loro significato.


Le fasi di lavoro descritte finora devono coinvolgere tutti gli stakeholder dell’organizzazione (interni ed esterni) che rientrano nella sfera dell’impatto aziendale: sono indispensabili il confronto, la raccolta di feedback, la verifica incrociata dei dati, lo studio di soluzioni condivise.


Solo a questo punto è possibile procedere con la stesura vera e propria del bilancio di sostenibilità, preferibilmente in una versione lunga e dettagliata e in una versione sintetica.


È un lavoro lungo e complesso, soprattutto quando lo si fa per la prima volta: dopo il primo anno il processo è collaudato e risulta più fluido. Per questo motivo è molto utile affidarsi a un supporto esterno: la consulenza per il bilancio di sostenibilità supporta il team interno sia nella fase preliminare di analisi, sia nella fase operativa di raccolta e presentazione dei dati, offrendo uno sguardo oggettivo e professionale sulle criticità e sui punti di forza dell’azienda in ambito ESG. Questo consente di efficientare i lavori e anche di strutturare processi aziendali funzionali alla raccolta e alla gestione dei dati: la consulenza per il bilancio di sostenibilità, infatti, fa parte del modulo Organizzazione e Processi del metodo Allcore, che prevede un assessment per valutare la sostenibilità dell’azienda sotto il profilo ESG e insiste molto sull’implementazione di sistemi di monitoraggio, raccolta e analisi dei dati.


Perché fare il bilancio di sostenibilità? I vantaggi per le imprese


Fare il bilancio di sostenibilità porta numerosi vantaggi alle imprese, per questo è un’attività utile e conveniente anche per le aziende che per ora non sono sottoposte ad alcun obbligo.


Chi sceglie di integrare la sostenibilità nella propria strategia aziendale, dai processi produttivi alla gestione delle risorse umane e materiali, ottiene e consolida a lungo termine i seguenti vantaggi:


  • miglioramento della brand reputation per tutti gli stakeholder
  • maggiore attrattività per investitori, clienti e dipendenti/collaboratori
  • maggiore accesso al credito
  • maggiore apertura all’innovazione
  • maggiore consapevolezza delle criticità interne ed esterne.


In sintesi, il bilancio di sostenibilità non è solo un noioso adempimento burocratico, bensì una grande opportunità di miglioramento delle performance e aumento della competitività. 


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