Bilancio di sostenibilità: normativa e vantaggi per le imprese

Il bilancio di sostenibilità sta diventando parte integrante delle attività di rendicontazione annuale per un numero sempre più elevato di imprese, non solo per gli obblighi di legge al riguardo, ma anche per il vantaggio competitivo che ne deriva. A gennaio 2023 è entrata in vigore la CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive), un documento approvato dal Parlamento europeo per estendere l’obbligatorietà del bilancio di sostenibilità a una più vasta gamma di imprese. Ma la sostenibilità è un tema che riguarda già tutti e che nessuna azienda può più ignorare.



Cosa sono il bilancio di sostenibilità e i criteri ESG: un riepilogo


L’Unione Europea ha definito il bilancio di sostenibilità come “l’integrazione volontaria delle preoccupazioni sociali ed ecologiche delle imprese nelle loro operazioni commerciali e nei loro rapporti con le parti interessate”. Così come il bilancio finanziario di un’impresa ne riporta nel dettaglio le performance economiche, il bilancio di sostenibilità ne sviscera le performance nell’ambito della sostenibilità, misurate con i criteri ESG


Per “sostenibilità”, infatti, non si intende solo l’impatto ambientale delle attività di un’impresa: nel tempo il concetto di sostenibilità si è evoluto fino a comprendere anche l’impatto sociale e l’etica di gestione della relazione dell’impresa con tutti i suoi stakeholder.


ESG sta quindi per Environmental, Social, Governance: è un acronimo che comprende criteri di valutazione di un’impresa inerenti al suo impatto sull’ambiente, alla sua responsabilità sociale e alle condizioni di lavoro dei dipendenti, alla sua gestione aziendale in termini di trasparenza e integrità.

Il bilancio di sostenibilità vuole essere uno strumento standardizzato per misurare nel modo più oggettivo possibile le performance in questi ambiti.


Bilancio di sostenibilità obbligatorio: per chi e da quando? 


A oggi la redazione del bilancio di sostenibilità è obbligatoria solo per gli enti di interesse pubblico (banche, assicurazioni, aziende quotate) con almeno 500 dipendenti, in virtù della direttiva europea NFRD del 2014, recepita in Italia due anni dopo.


Con l’entrata in vigore della nuova direttiva CSRD sopra citata, dal 2024 il bilancio di sostenibilità diventerà un obbligo di legge per tutte le aziende quotate sui mercati finanziari (con la sola esclusione delle micro-imprese) e per le aziende non quotate con un fatturato superiore ai 40 milioni o un patrimonio netto oltre i 20 milioni, oppure oltre i 250 dipendenti. Questo significa che per la prima volta anche molte PMI iniziano a essere interessate dall’obbligo. La stima è che in Europa le aziende obbligate a presentare il bilancio di sostenibilità passeranno da 10.000 a 50.000. Dal 2028, l’obbligo scatterà per tutte le PMI.


L’obiettivo dell’Unione Europea è quello di condurre le imprese verso la massima trasparenza in termini di sostenibilità, per molteplici ragioni:

  • evitare ambiguità e comunicazioni ingannevoli (es. il fenomeno del greenwashing)
  • indirizzare i capitali verso le imprese più sostenibili per finanziare la transizione ecologica europea
  • tutelare investitori, lavoratori e consumatori e in generale tutti gli stakeholder di un’impresa.


Rispettare i criteri ESG: un vantaggio per tutti


Anche se il bilancio di sostenibilità non è ancora obbligatorio per tutte le imprese, da tempo è iniziato un progressivo avanzamento dell’imprenditoria verso la conformità ai criteri ESG e sono aumentate le richieste del rating ESG alle società di certificazione autorizzate. È una conseguenza della crescente attenzione da parte delle istituzioni, degli investitori e dei clienti per l’impatto delle imprese sul mondo circostante, che si è tradotta nella richiesta di una maggiore trasparenza in merito. 


Rispettare i criteri ESG e fare il bilancio di sostenibilità significa avere un concreto vantaggio competitivo sul lungo periodo:

  • minore rischio di credito e quindi maggiore accesso al credito
  • migliore brand reputation
  • maggiore attrattività per gli investimenti
  • maggiore attrattività per le migliori figure professionali
  • spinta verso l’innovazione.


Le istituzioni, infatti, incentivano gli investimenti verso le imprese più sostenibili, in modo da sostenere e accelerare la transizione verso un’economia più sostenibile dal punto di vista sociale e ambientale. Anche i finanziamenti pubblici, sempre più spesso, stabiliscono una corsia preferenziale oppure l’esclusività di accesso per le imprese con un buon rating ESG.


La brand reputation di sostenibilità, inoltre, è sempre più un fattore chiave nelle scelte d’acquisto. Di conseguenza, questo tipo di imprese tende ad avere migliori risultati e si innesca un circolo virtuoso in termini di investimenti, concessione di crediti, reputazione e performance finanziarie.


Come si fa un bilancio di sostenibilità


Redigere un bilancio di sostenibilità è un lavoro che richiede tempo, risorse e metodologia, soprattutto la prima volta. Attualmente è utile rifarsi allo standard universale del Global Reporting Initiative per stabilire i parametri da misurare (alcuni obbligatori, altri facoltativi) e i metodi di misurazione, mentre a partire dall’esercizio finanziario 2024 le imprese saranno obbligate a basare la raccolta e la rendicontazione dei dati sugli European Sustainability Reporting Standards (ESRS) stabiliti dallo European Financial Reporting Advisory Group (EFRAG) e adottati ufficialmente dalla Commissione Europea. 


Nel bilancio di sostenibilità, infine, non devono mancare gli esiti del confronto con gli stakeholder sull’impatto dell’azienda e le prospettive e le proposte concrete per il miglioramento nel futuro.


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